Patentino obbligatorio per alcune razze di cani in Lombardia: la proposta
La Regione Lombardia ha fatto una proposta per introdurre un patentino per alcune razze di cani ritenute pericolose
Negli ultimi giorni si è molto parlato di una proposta approvata dal Consiglio regionale della Lombardia riguardo la gestione di alcune razze canine considerate “a rischio”. Ma è bene fare chiarezza: non si tratta di una nuova legge, né di una norma già in vigore. È solo una proposta che la Regione ha deciso di presentare al Parlamento per chiedere un patentino obbligatorio ai proprietari di alcune razze di cani in Lombardia. E sarà il Parlamento a decidere se discuterla, modificarla o ignorarla del tutto.

La proposta si chiama “Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità” e ha già suscitato molte critiche, soprattutto da parte di chi da anni lavora per tutelare i diritti degli animali. Il punto più discusso? L’idea che alcune razze siano “più pericolose” di altre. Una convinzione non supportata da dati scientifici e che rischia di riportarci indietro di anni. Studi recenti, come quello pubblicato su Science, hanno dimostrato che la razza incide in minima parte sul comportamento del cane. Molto più importanti sono l’educazione, l’ambiente e il rapporto con chi lo accoglie in casa.
Secondo la LAV, Lega Anti Vivisezione, è un errore tornare a classificare i cani sulla base della razza, come accadeva nel 2007 con la famigerata “black list”, poi abbandonata perché ritenuta inutile e discriminatoria. Un approccio più moderno, secondo l’associazione, è basato sulla responsabilità dei proprietari e prevede:
- un patentino formativo obbligatorio per tutti coloro che decidono di adottare o acquistare un cane, non solo per alcune razze
- una valutazione comportamentale individuale, affidata a esperti, prima di imporre restrizioni
- maggiore attenzione all’adozione consapevole e alla prevenzione, piuttosto che alla repressione

Secondo LAV, la proposta lombarda è sbilanciata. Non prevede fondi per adeguare le strutture di accoglienza,, ad esempio. E poi esclude i cani di razza con pedigree dalle restrizioni (nonostante gli stessi possano avere comportamenti complessi), Infine, si basa su criteri morfologici, non comportamentali.