Il cane Tank e la sua commovente storia

Uno dei personaggi importanti di questa storia sarà un uomo, che a causa del lavoro cambiò completamente vita. Da un giorno all’altro traslocò in un’altra città, nuova casa e nuove esperienze, sembrerebbe quasi una cosa positiva.

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Ma a quest’uomo mancò subito qualcosa, le sue giornate sembravano vuote, non aveva nessuno con il quale passare del tempo, svagare e divertirsi. Così la decisione, adottare un cane bisognoso in un rifugio.

L’uomo nel rifugio trovò tanti cani, ma fra molti lui ne scelse uno in particolare, che lo colpì senza una specifica motivazione. Un bel Labrador nero di nome Reggie, insieme i due avrebbero formato una coppia perfetta, almeno nella testa dell’uomo.

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Le prime settimane furono davvero “particolari” perché fra i due non si riuscì ad instaurare un rapporto vero e proprio. L’uomo pensò a molte cause, vuoi il poco tempo passato assieme, l’ambientamento in una nuova casa, la nuova vita.

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Con il tempo non cambiò nulla, il cane continuava a non obbedire ai comandi, a non interagire, sembrava solamente molto triste. Non riuscì ad abituarsi alla sua nuova vita e alla sua nuova casa; addirittura l’uomo pensò di riportarlo indietro, al rifugio.

Ma non si diede per vinto e cercò tra le cianfrusaglie del cane. In mezzo a carte, cartacce e giochi, l’uomo trovò un’insolita lettera, la aprì e il suo contenuto cambiò letteralmente tutto.

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L’ex proprietario del cane scrisse quella lettera, dove raccontò chi fosse lui, il suo lavoro, ossia il militare, perché dovette lasciare il cane in rifugio ed infine chi fosse realmente il cane.

“Al nuovo proprietario del mio cane. Beh, non posso dire di essere felice che lei legga questa lettera. Può essere aperta solo dal nuovo proprietario del mio Reggie. Non sono felice di scrivere questa lettera e se qualcuno sta leggendo allora significa che qualcosa è andato storto. Quindi lasci che le parli del mio Labrador, nella speranza di aiutarla a creare un legame con lui. Prima di tutto, ama le palline da tennis, più ne ha meglio è. In genere se ne infila 2 in bocca, poi prova a metterci anche la terza ma non ce la fa mai. Non importa dove tiri le palline da tennis, lui le troverà sempre”

Il suo vero nome era Tank, proprio come il veicolo che guidava l’ex proprietario; nella lettera furono spiegate per filo e per segno tutte le caratteristiche di Tank e ciò che amasse fare, tutti i suoi giochi preferiti e tutte le sue abitudini.

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L’uomo, una volta letta la lettera, chiamò il cane con il suo vero nome e quest’ultimo gli corse in contro felice, come se fosse rinato. Quella lettera significò molto, perché concesse la felicità all’uomo e, finalmente, al suo cane.

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