“Per favore, adottateli”: il personale di questo rifugio mostra ciò che accade ai cani indesiderati

Questo rifugio ha pensato di usare le maniere forti per far capire alla popolazione cosa accade ai pelosetti non adottati

Ciò che sto per scrivere, cari miei lettori e amici, è davvero toccante e fuori dal comune. Io capirei se non ve la sentiste di continuare a leggere queste brevi righe ma devo raccontarvi, onorando il vero, quel che accade nella realtà dei fatti. Sarebbe bello pensare che ogni pelosetto abbandonato in maniera vile e sconsiderata trovi una famiglia adottiva. Che trovi amore, serenità e pace sempre, indipendentemente dal luogo, Nazione. Invece, nella maggior parte dei casi questi piccoli pelosetti soffrono di gravi malattie o si ammalano in strada. E, ancora più spesso, non trovano una famiglia con il rischio di passare i tutti i giorni della loro vita in una gabbia. Andiamo a leggere cosa hanno fatto i volontari di questo rifugio.

Cani dentro a dei sacchi neri

Dei ragazzi e ragazze, stufi di dire addio ai pelosetti che cercavano di salvare decidono di agire in maniera estrema. Infatti, la loro idea fu quella di far circolare delle foto e delle lettere, scritte proprio dal punto di vista dei piccoli cagnolini. Come se fossero stati loro stessi a parlare e scrivere in maniera che tutti conoscessero la loro storia.

Le immagini e le parole sono davvero strazianti ma non potevo non riportarvele: “Sarei ancora a casa se non avessi morso la tua scarpa? Non sapevo cosa fosse, ma era di cuoio e si trovava sul pavimento. Stavo solo giocando. Hai dimenticato di portare i giochi per i cuccioli.”

Un cane in un canile

Oppure ancora: “Sarei ancora a casa se fossi stato educato? Il fatto di rinfacciarmi quello che ho fatto mi ha solo fatto vergognare di dover andare via. Ci sono libri e addestratori cinofili che ti avrebbero insegnato come farmi capire di andare alla porta”.

Un cane stanco ed esanime in un canile

Infine: “Sarei ancora a casa se non avessi portato le pulci in casa? Senza un farmaco antipulci, non sono riuscito a liberarmene dopo che mi hai lasciato in giardino per giorni.” E l’ultima, straziante lettera: “Sarei ancora a casa se ti avessi reso felice? Non sarei ancora a casa se tu avessi trovato il tempo di prenderti cura di me e di insegnarmi le buone maniere? Non mi hai prestato attenzione dopo la prima settimana o giù di lì, ma ho passato tutto il tempo ad aspettare che tu mi amassi. Oggi sono morto. Con amore, il tuo cucciolo”.

Dei sacchi neri in un canile

Spero che queste parole facciano il giro del mondo. E possano dissuadere chiunque adotti solo per un capriccio oppure voglia abbandonare il proprio pelosetto alla prima difficoltà su come, poi, questi amici a quattro zampe vivono il resto della vita.

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