I cani possono vivere nello spazio?

Laika, Dezik e molti altri sono stati astronauti a quattro zampe mandati in missione per scoprire se i cani possono vivere nello spazio

Oggi è un tema che alimenta non pochi dibattiti e controversie ma nelle prime missioni spaziali gli uomini hanno fatto esperimenti per appurare se i cani possono vivere nello spazio.

La curiosità dell’uomo verso altri mondi oltre al nostro lo ha spinto da sempre a cercare risposte: c’è vita nello spazio? siamo soli nell’universo?

Questa ricerca è arrivata in tempi più recenti, quando la tecnologia ha iniziato ad avere una maggiore portata, a sondare lo spazio raggiungendo le stelle e per farlo le prime missioni hanno visto protagonisti proprio i cani.

Perciò se oggi sappiamo che i cani possono vivere nello spazio lo si deve al fatto che in più occasioni furono mandati con i razzi a orbitare attorno alla Terra per dimostrare che ci può essere vita oltre i confini del nostro Pianeta.

La Stella del Cane

L’uomo da sempre ha guardato il cielo e immaginato il suo migliore compagno di vita come un eroe da leggenda tra le stelle.

la stella del cane

Una fantasia che si è tradotta addirittura in una stella, Sirio, la più luminosa del cielo notturno che fa parte della costellazione del Cane Maggiore ed è soprannominata proprio Stella del Cane o Stella Canicola.

Quella di Sirio è una storia avvolta nella magia e nel mistero che ha catturato l’attenzione di molte tribù e antiche popolazioni che da sempre le hanno attribuito dei “poteri” speciali.

Basta fare un esempio al riguardo: gli antichi Egizi non solo credevano che Sirio racchiudesse in sé l’anima della dea Iside, la grande dea madre, ma a essa erano anche legati tutti i riti e le celebrazioni del loro calendario religioso.

Le prime missioni spaziali

Negli anni Cinquanta e Sessanta furono i Russi a sperimentare che i cani possono vivere nello spazio, selezionandone alcuni da mandare in missione.

cane nello spazio

Questi programmi spaziali prevedevano l’impiego di cani di piccola taglia che potessero entrare senza problemi nel veicolo spaziale senza occupare troppo spazio.

Inoltre dovevano essere cani dal carattere tranquillo, che non fossero paurosi o aggressivi e quindi inadatti ai viaggi nello spazio e che fossero facilmente addestrabili.

Non solo, questi cani dovevano anche essere tolleranti perché venivano bardati con una pesante attrezzatura che serviva a monitorarne le funzioni vitali.

preparazione del cane nello spazio

In genere i cani scelti per le missioni spaziali erano randagi, scelta non casuale perché si credeva che un cane randagio avesse un più forte istinto di sopravvivenza e che sarebbe stato più resistente allo stress di un compito tanto difficile.

Alla luce di ciò gli scienziati russi cercarono di appurare se i cani possono vivere nello spazio, osservando i mutamenti dei segni vitali come temperatura, respirazione e pressione sanguigna.

Alcuni di questi cani venivano inviati nello spazio con del cibo per studiare anche come funziona la digestione in un ambiente così “inusuale” rispetto a quello terrestre.

I cani astronauti

A metà del 20° secolo il mondo viveva il periodo della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica e uno dei modi in cui questo conflitto si espresse fu proprio attraverso le missioni spaziali.

Le due potenze mondiali facevano “a gara” nella ricerca di nuove tecnologie e di vita nell’universo perciò iniziarono ad avviare decine di missioni ed esperimenti servendosi proprio degli animali.

statua di laika

In queste missioni i cani erano di vitale importanza e i piccoli amici a quattro zampe purtroppo ebbero l’ingrato compito di dimostrare che i cani possono vivere nello spazio, mettendo a rischio le proprie vite.

In questo contesto alcuni di questi cani divennero famosi in tutto il mondo e ancora oggi se ne ricordano le gesta e i sacrifici.

L’Unione Sovietica ha inviato ben 20 cani nello spazio, cani che indossavano tute a pressione con elmetti di vetro acrilico e che nella maggior parte dei casi persero la vita.

Nel 1951 Dezik e Tsygan furono i primi cani a salire su un missile spaziale, rimanendone per fortuna illesi.

In una missione successiva, invece, Dezik fu inviato su un altro volo insieme alla cagnolina Lucy ma il rientro fu un fallimento e i due poveri cani morirono.

Un’altra coppia di cani astronauti, Smelaya e Bolik, riuscirono a scappare prima di essere lanciati nello spazio e furono sostituiti da Malyshka e Zib, che portarono a termine la missione con successo.

La piccola Laika

Tanti altri piccoli amici a quattro zampe furono mandati in missione negli anni successivi, alcuni con successo altri purtroppo andarono incontro alla morte, ma ce n’è uno che è diventato famosissimo.

Parliamo di Laika, il primo cane ad andare nello spazio a bordo dello Sputnik-2. L’esperimento doveva durare ben 10 giorni in cui gli scienziati credevano che il cane potesse sopravvivere.

la cagnolina laika

Purtroppo la fine di Laika fu tragica e commosse tutto il mondo: il cane a poche ore dal lancio morì per la troppa paura e per il surriscaldamento del veicolo spaziale.

La sua morte fece scalpore, nessuno poteva tollerare che un cane potesse morire in un modo così tragico e crudele e solo per soddisfare un “capriccio” dell’uomo.

Ancora oggi si parla della piccola Laika che, dopo la sua scomparsa, fu addirittura onorata come Eroe dell’Unione Sovietica, riconoscimento che fino a quel momento era stato assegnato soltanto agli uomini.

Cani come cavie: l’etica oggi

Oggi diamo quasi per scontate le lotte per la salvaguardia degli animali e contro gli esperimenti di ogni tipo, anche se la strada da fare è ancora molto lunga e purtroppo la sperimentazione animale è ancora una realtà.

sperimentazioni sui cani

L’etica ha fatto passi da gigante rispetto al periodo in cui i cani, ma anche tante altre specie animali, venivano spedite nello spazio per studiare le possibilità di sopravvivenza in assenza di gravità.

La ricerca non consente più certe sperimentazioni e gli scienziati devono ridurre al minimo la presenza di animali nei loro studi: non possono fare una carneficina.

E non solo devono ridurne il numero, devono anche evitare in ogni modo possibile qualsiasi causa di dolore, disagio o danni fisici e mentali ai cani e agli altri animali e assicurarsi che siano in salute e ricevano le giuste cure se serve.

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