Caudotomia nel cane, cosa dice la legge sul taglio della coda

I 'cultori' di alcune razze la sostengono, ma i cinofili si dividono quando si parla di caudotomia nel cane. Cosa dice la legge sul taglio della coda?

Sul fatto che ci sia chi si oppone a quella che si potrebbe definire una barbarie vera e propria non c’è molto da dire: è ovvio che chi ama gli animali non vorrebbe mai che venissero sottoposti a ‘interventi’ gratuiti (per non chiamarle mutilazioni). Ed è normale che la caudotomia nel cane venga vista negativamente.

Eppure ci sono alcuni cultori di determinate razze, come chi possiede un Dobermann o un Jack Russell Terrier, che giustificano questa pratica per una valenza meramente estetica e per il rispetto dello standard di razza. Nulla ha a che vedere quindi con incidenti o problemi di salute.

Infatti, è difficile da credere che ogni esemplare che arrivi dal veterinario abbia subito un morso tale da richiedere l’amputazione della coda o – addirittura – di entrambe le orecchie (anche se in questo ultimo caso l’intervento ha un nome diverso). Detto ciò, cercando di andare al di là del proprio personale pensiero, cerchiamo di chiarire cosa prevede la legge in merito a questo argomento così controverso.

Indice

Caudotomia nel cane, cosa dice la legge
Caudotomia e conchectomia, differenze ed eccezioni
Caudotomia nel cane, le razze su cui è permessa
Molte persone ci hanno chiesto anche

Caudotomia nel cane, cosa dice la legge

cane dobermann con bocca aperta

Per fortuna, dal 2010, esiste una norma che regola la caudotomia nel cane. Infatti, ci sono solo dei casi specifici (legati a questioni di salute e di prevenzione) che possono indurre il veterinario a procedere con l’amputazione di orecchie e/o coda. Ecco allora che, se si va da uno specialista a richiederla per pure velleità estetiche, non ci si deve stupire se poi si riceve una risposta negativa. Chi si comporta diversamente va contro la legge ed è passibile di denuncia.

Si tratta della legge 201 del 4 novembre 2010, che va a rettificare la Convenzione del Consiglio d’Europa in vigore dal 1992. E, nello specifico, quello che ci interessa è l’articolo 10, comma 1, che regola gli interventi chirurgici. Quest’ultimo li vieta, a meno che non abbiano fini curativi. Nella categoria rientrano:

  • Conchectomia: taglio delle orecchie;
  • Caudotomia: taglio della coda;
  • Debarking: recisione parziale o totale delle corde vocali;
  • Onicectomia: taglio delle unghie;
  • Estrazione dei denti (diversa dall’estrazione di un dente al cane per questioni di salute)

Chi non rispetta questa semplice e chiara direttiva è punibile penalmente, e a essere perseguibile non è solo il veterinario ma anche il proprietario del malcapitato esemplare.

Caudotomia e conchectomia, differenze ed eccezioni

cane bracco italiano

Specificato che la caudotomia nel cane è il solo taglio della coda, e che l’altrettanto frequente taglio delle orecchie si chiama conchectomia, adesso è il momento di sapere nel dettaglio quali sono i casi in cui è giustificato e consigliabile procedere con quello che non è più una mutilazione, ma un’operazione chirurgica curativa. A definire i casi consentiti è il comma 2 dello stesso articolo.

In sostanza, solamente eventuali questioni mediche possono portare il veterinario – e lui esclusivamente – a raccomandare un intervento di questo tipo. Inoltre possono esserci motivi legati all’attività svolta dal cane che giustificano l’amputazione. Il riferimento è a quei cani, per esempio, che durante le battute di caccia sbattono e si feriscono continuamente la coda (che non riesce a guarire).

È ovvio che l’intervento debba avvenire previa sedazione o anestesia locale e soltanto da un veterinario. In caso contrario, la persona che opera senza autorizzazione può essere denunciata per abuso di professione.

Caudotomia nel cane, le razze su cui è permessa

cane bracco italiano accucciato

Nel 2011, dato che sull’argomento fino a quel momento c’era non poca confusione, il Consiglio Superiore della Sanità, su richiesta della Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario, ha stilato un elenco di razze che possono essere sottoposte a una caudotomia preventiva (in base all’attività che svolgono) e che nel tempo è stata anche modificata:

  • Bracco ungherese a pelo corto;
  • Cane da ferma tedesco a pelo duro;
  • Cane da ferma tedesco a pelo corto;
  • Bracco francese tipo Gascogne;
  • Bracco francese tipo Pirenei;
  • Bracco italiano;
  • Epagneul Breton;
  • Griffone a pelo duro (Korthals);
  • Spinone italiano;
  • Cocker Spaniel;
  • Springer Spaniel.

Oltre che per motivi veterinari, e solo su determinate razze, la caudotomia nel cane può essere praticata soltanto nella prima settimana di vita. Secondo la legge, inoltre, lo specialista che esegue l’intervento deve produrre un certificato che “dovrà sempre accompagnare la documentazione sanitaria del cani; e che alla procedura chirurgica possano essere ammessi solo i cani per i quali il proprietario dichiari l’utilizzo per l’attività sportivo venatoria”. In questo modo si tutelano i Cocker, una razza che invece ha – perlopiù – come funzione quella di animale da compagnia.

Molte persone ci hanno chiesto anche

cane dal veterinario

Vista la delicatezza dell’argomento e anche le ripercussioni che, per fortuna, ci sono anche in termini legali, è naturale che sorgano degli interrogativi. Fra i più frequenti ce ne sono due: uno legato al ruolo del veterinario e un altro ai rischi che corrono i quattro zampe che vengono sottoposti all’amputazione.

Caudotomia nel cane, qual è il compito del veterinario

Sempre limitandosi alle eccezioni previste dalla legge, lo specialista al quale viene richiesto un intervento di caudotomia (o altri tipi di rimozioni) nel cane è tenuto a verificare ci sia il microchip nel cane e che l’esemplare sia regolarmente iscritto all’Anagrafe canina. Inoltre è fondamentale che faccia parte delle razze in lista.

In più è obbligato a far firmare il consenso informato scritto del proprietario/detentore/richiedente la prestazione (ai sensi degli articoli 32 e 33 del Codice Deontologico del Medico Veterinario) e ad acquisire la dichiarazione relativa all’effettivo utilizzo del cane per futura attività sportivo-venatoria. Lo specialista poi, come già accennato, dovrà produrre un certificato che attesti l’avvenuto intervento e che dovrà essere conservato insieme alla documentazione sanitaria dell’animale. Lo specialista, infine, deve conservare tutta la suddetta documentazione che può essere soggetta a verifiche future.

Quali sono i rischi di questo intervento?

La salute del nostro amico a quattro zampe è prioritaria, se si adotta e ci si prende l’impegno di accudirlo per come merita. Trattandosi di un’operazione vera e propria, quindi, è importante domandarsi quali siano i pericoli a essa connessi e quando non è il caso di procedere (a prescindere da cosa dica la legge).

La coda del cane è un elemento complesso – fatto di vertebre caudali, tessuti connettivi, venosi e vascolari – e con delle funzioni ben precise: una fra tutte, quella di stabilizzare il cane, mantenerlo in equilibrio. A meno che il “gioco non valga la candela”, è dunque dovere del proprietario e dello specialista preservarla. Come le orecchie, poi, è fondamentale nel linguaggio del cane.

Fra i rischi dell’intervento c’è sicuramente l’anestesia, un potenziale pericolo in qualsiasi occasione di sedazione e che va utilizzata solo in caso di necessità. Inoltre, la ferita può infettarsi e, nei casi più gravi, provocare una setticemia che (se non curata) può portare alla morte. Inoltre, nei casi di amputazione, può svilupparsi un’ipersensibilità al tatto o il cosiddetto dolore fantasma.

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