Cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo, tutto quello che c’è da sapere

Il rapporto con Fido è la prima cosa, ma sappiamo cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo? La comunicazione non è un aspetto da sottovalutare!

Per quanto il legame tra bipede e quadrupede è sempre più simbiotico, l’inevitabile divario comunicativo tra due specie così diverse non rende le cose semplici, ma non sono impossibili.

Il segreto è sapere comprendere i suoi movimenti: gli sguardi, i versi che indicano determinati stati d’animo, la coda mai ferma o – al contrario – che non si muove come al solito.

Tutto ci parla di Fido, ma noi sappiamo cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo e se facciamo qualcosa di sbagliato? Sapere come funziona il linguaggio del cane è indispensabile.

Le difficoltà si superano

Cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo? Esserne consapevoli è fondamentale perché si crei un rapporto di fiducia, e lo stesso vale quando è il turno di parlare del nostro amico a quattro zampe. Il linguaggio del cane è complesso, ma anni e anni di convivenza a stretto contatto aiutano a ridurre il gap.

L’approccio migliore, soprattutto se si è alla prima esperienza, è quello di affidarsi a un professionista esperto del settore, una guida che possa dirci come muoverci, che ci dica come parlare al cane per farlo sentire protetto e al sicuro. Il primo passo dobbiamo farlo sicuramente prima che il nostro tanto atteso Bau arrivi a casa, creando un ambiente che tenga conto della sua presenza.

Una delle prime cose da imparare per esempio, superando retaggi della vecchia scuola, è di non sgridare il cane. Le grida e le punizioni, infatti, non sortiscono alcun effetto, se non instillare paura e timore nella nostra piccola palla di pelo che non capisce le ragioni di tale comportamento. Considerando come funziona la memoria dei cani, infatti, è bene creare delle associazioni positive, tenendo lontane quelle negative.

Ecco allora che ci viene in soccorso il meccanismo del rinforzo positivo, una sorta di premio da riservare a Fido quando il suo atteggiamento e virtuoso e obbediente. Mentre, se si comporta male, con tono deciso ma pacato dobbiamo associare a un gesto di disapprovazione la parola “no” e non dargli confidenza per almeno una ventina di minuti. Riserviamo coccole e bocconcini succulenti ai momenti positivi.

Come parlare con i cani

Contrariamente a quanto si possa pensare, la nostra piccola palla di pelo è propensa al dialogo. Vuole dirci quello che prova e, in realtà, lo fa. Se non riusciamo a capirlo c’è una falla nella nostra conoscenza del linguaggio del cane e del suo corpo. Sì, perché è il non verbale a prevalere nella comunicazione tra bipede e quadrupede. L’unico modo per superare le differenze linguistiche, che nemmeno anni e anni di evoluzione possono eliminare. Per parlare con il nostro amico a quattro zampe, infatti, possiamo usare cinque modalità diverse:

  • Prossemica: la disposizione del corpo rispetto al proprio interlocutore (frontale, laterale, dietro , lontano e vicino); Postura: l’esposizione rispetto al chi abbiamo di fronte;
  • Gestualità: il movimento e la disposizione di determinate parti del corpo;
  • Mimica facciale;
  • Cinetica: la velocità di movimento e la traiettoria.

Un mix di tutti questi aspetti dicono moltissimo alla persona (e soprattutto all’animale) con la quale ci si deve interfacciare. Sapere cosa scatena cosa in Fido è un’informazione non di poco conto visto che non possiamo contare sul linguaggio verbale, o per lo meno non come accade tra due umani. Il tono di voce, per esempio, è un altro aspetto da non sottovalutare, considerando anche l’udito molto sviluppato dei nostri amici a quattro zampe.

Ritualizzazione, un fattore determinante

Non è importante solo cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo, ma soprattutto come lo facciamo. Con ritualizzazione, infatti, intendiamo gesti che si rifanno alla vita primitiva che vengono rivisitati e diventano una nuova abitudine nella vita di Fido e del suo compagno di avventure umano.

Leccare guancia e bocca del padrone, per esempio, rimanda a un comportamento dei cuccioli verso i propri genitori. Ci dice, infatti, che per Fido noi siamo il capobranco, la presenza più importante della sua vita. È in questo modo che chiedono di essere protetti, di ricevere cure e protezione. Ne esistono anche di veloci, come se fosse una sorta di gergo tra soggetti che vivono a stretto contatto fra loro e che mette in difficoltà una eventuale terza presenza che non conosce determinati meccanismi.

La comprensione

Saper leggere i comportamenti nella maniera corretta, e inserendoli nel contesto, è fondamentale. Coda e orecchie dicono tantissimo, e anche noi bipedi dobbiamo imparare a usare il nostro corpo sempre negli stessi modi associando a loro vari significati.

Anche la testa e gli occhi non sono da sottovalutare. Il cane traumatizzato, per esempio ha un linguaggio del corpo specifico, figlio di una o più esperienze estremamente negative. Quello che lui dice è molto chiaro per chi sa interpretarlo, mentre rischia di essere frainteso quello che diciamo noi con la comunicazione non verbale, perché il nostro approccio ci fa dare maggiore importanza ai suoni e alle parole.

Solo facendo un passo indietro e entrando in punta di piedi nel mondo del nostro amico a quattro zampe possiamo conoscerlo, farci conoscere e sapere cosa comunichiamo al cane con il nostro corpo. Dobbiamo sapere quando è bene ignorarlo, carezzarlo, premiarlo, fargli sapere che non siamo d’accordo con lui. Ma, in ogni caso, per salvaguardare il suo benessere psicofisico, è meglio che in casa abbia un luogo che veda come rifugio, un posto sicuro. A tal proposito, può tornare utile sapere come abituare il cane al kennel.

La psicologia del cane

Giusto per fare un esempio, stringere il collo di Bau in una morsa affettuosa e amorevole può non essere vissuto in questo modo dal cane. Una nostra buona intenzione è facile che venga fraintesa. Sapere come lo dimostrerebbe lui, attraverso la coda per esempio o dando la zampa, potrebbe aiutarci a rispondere con un linguaggio non verbale più idoneo alla situazione.

In definitiva, comunque, è sempre bene affidarsi al parere esperto del veterinario di fiducia, che oltretutto conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza che possono incidere sul comportamento del cane. Un metodo efficace è quello di usare sempre insieme tutti i canali di comunicazione: sonoro, prossemico, gestuale e tattile.
Visto che da lontano mette a fuoco più facilmente ciò che si muove, se non siamo vicini evitiamo l’immobilismo: a seconda della situazione potrebbe spaventarsi. Evitiamo di essere bruschi e rigidi e non dimentichiamo che un gesto vale più di mille parole.

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