Cani e divinità: in quali civiltà era o è venerato Fido?

Mitologie e culti tra i più antichi dell'umanità sono costellati di divinità legate ai cani, alle loro sembianze e caratteristiche. Ecco le più celebri

Per ogni padroncino il proprio amico a quattro zampe è amato e rispettato, talvolta quasi venerato al pari di un piccolo dio. Ma cani e divinità sono qualcosa di antichissimo le cui radici profonde scavano nella storia delle più antiche civiltà mai esistite.

Sono tantissime le civiltà che si sono susseguite nel tempo, popoli che hanno dato vita a epoche prospere che ancora oggi alimentano l’immaginario collettivo.

Il tutto con culti e usanze che, sebbene siano scomparsi, sono ricchi di fascino e vengono studiati da appassionati e non come un bene prezioso che ci aiuta a capire molto della storia dell’umanità.

In molte civiltà antiche era comune il cosiddetto teriomorfismo, ovvero la concezione delle divinità con aspetto – totale o parziale – di animali.

La parola deriva dai due etimi greci thēr, thērós ovvero “bestia feroce” e morphē cioè “forma”.

Nella maggior parte delle culture venerare delle divinità con forma animale comportava di conseguenza un particolare rispetto per gli animali di quella determinata specie.

Ecco perché ad esempio nell’antico Egitto vigeva il divieto di uccidere i gatti perché gli Egizi veneravano la dea-gatta Bastet.

Scopriamo insieme i maggiori e più celebri rappresentanti del binomio cani e divinità e cosa rappresentavano per i popoli e le culture che li veneravano.

Cani e divinità: Anubi

statua del dio anubi

Parlando di cani e divinità non si può che iniziare con una delle rappresentazioni più affascinanti della mitologia egizia: il dio Anubi.

Anubi era il dio dell’oltretomba ed è stato protagonista di uno dei culti più longevi della storia dell’umanità. Pensate che risale alle prime dinastie dei Faraoni ma si protrae fino al periodo greco-romano.

Il culto di Anubi ha segnato profondamente l’immaginario collettivo di molte generazioni tanto che se ne trova traccia, seppur con interpretazioni diverse, sia nella cultura greca che in quella cristiana.

Anubi è la divinità-cane per eccellenza, probabilmente una delle più celebri e conosciute ancora oggi a livello mondiale.

La sua figura spicca in numerosi dipinti parietali che possiamo ammirare negli antri più oscuri e profondi delle tombe.

Il luogo non è di certo casuale essendo, appunto, la divinità della morte e dell’aldilà ma soprattutto il (presunto) fautore della mummificazione.

Secondo l’antica mitologia egizia, infatti, sarebbe stato proprio Anubi a creare questa pratica che poi sarebbe diventata un tratto distintivo dell’intera civiltà vissuta sulle rive del Nilo.

La storia del dio Anubi

dipinti egizi nelle tombe dei faraoni

Come la gran parte delle storie delle divinità con sembianze animali, come i cani appunto, quella del dio Anubi è davvero molto particolare e affascinante.

Si racconta che fosse il figlio di Osiride e Nefty, nato dall’amore segreto e fedifrago dei due divini fratelli.

Osiride era sposato con Iside mentre Nefty aveva sposato Seth. Ma la fiamma dell’amore tra i due non ha mai cessato di bruciare.

Così una sera Nefty approfittò dell’assenza di Iside, indossò i suoi abiti e giacque con il suo amato Osiride, che l’aveva scambiata per la moglie.

Turbato e spaventato dalla possibile reazione del marito Seth e della sposa di Osiride, Nefty fuggì via nascondendosi tra i canneti del Nilo e, dopo qualche tempo, scoprì di essere incinta.

A questo punto si compie la tragedia ma allo stesso tempo la salvezza di questo indesiderato bambino: Nefty decise di abbandonarlo in una cesta nelle acque del Nilo, sperando di fatto che morisse insieme al suo segreto.

Ma il piccolo Anubi era destinato all’immortalità. Così il bimbo giunse a riva e fu cresciuto insieme a una cucciolata di sciacalli, assumendone l’aspetto.

Ecco perché la divinità è sempre stata rappresentata con la testa di un cane-sciacallo e il corpo di un uomo.

Anubi e l’imbalsamazione

Anubi è sicuramente la divinità che più delle altre esprime il legame tra antichi culti e animali come i cani.

Tuttavia il cane non è centrale nel culto di questo dio egizio, piuttosto è il frutto della leggenda che lo vede cresciuto da una famiglia di sciacalli.

È sorprendente, invece, come sia nata la credenza che lo lega alla pratica della mummificazione.

Secondo la mitologia egizia il dio Anubi inventò l’imbalsamazione dei corpi quando morì il padre Osiride, signore degli inferi e il giudice dei morti.

Alla morte del padre al giovane dio fu affidato il compito di traghettare le anime dei defunti nell’oltretomba ma anche di reggere la bilancia di Osiride, quella su cui veniva pesato il cuore di ciascun uomo per decidere se meritasse o meno la vita eterna.

Cani e divinità: Cerbero

cerbero cane a tre teste

In Italia probabilmente Cerbero è il personaggio mitologico più celebre, anche grazie a Dante Alighieri che lo descrive magistralmente nella sua “Divina Commedia”.

Cerbero è probabilmente una sorta di reinterpretazione del dio Anubi, sebbene nella mitologia greca non sia di fatto una divinità. Ma c’entrano comunque i cani!

Infatti è un enorme cane a tre teste, nero come la notte, con mille serpenti velenosi al posto dei peli e ha il compito di sorvegliare le porte dell’Ade (gli inferi nella mitologia greca).

Gli scritti greci descrivono Cerbero come il fedele compagno del dio degli inferi e proprio per questo gli è stato affidato il compito di guardiano dei morti.

Fiero e intransigente, il cane a tre teste doveva fare in modo che nessuno potesse entrare nell’Ade senza permesso ma soprattutto che nessuna anima potesse uscirne.

Proprio per questo ancora oggi la parola “cerbero” viene utilizzata nella nostra lingua per indicare qualcuno di spaventoso e terrificante, ma soprattutto di indomabile e incorruttibile.

Nella “Divina Commedia” di Dante l’autore assegna un ruolo leggermente diverso al cane a tre teste che non è più il guardiano degli inferi ma ha il compito di punire i golosi nel terzo girone dell’Inferno.

Cani e divinità: altre rappresentazioni

fenrir nella mitologia nordica

I cani sono presenti anche in altre civiltà antiche, non soltanto in quelle egizia e greca, e possiamo citare altre divinità meno conosciute ma altrettanto affascinanti.

La prima è una dea dal nome “evocativo”: parliamo di Bau, divinità sumera protettrice dell’antica città babilonese di Lagash.

Per i Sumeri Bau era la dea della fertilità e della guarigione e veniva spesso rappresentata proprio con la testa di cane.

Secondo gli storici il nome deriverebbe proprio dall’assonanza con il tipico abbaiare dei cani.

Nella mitologia norvegese troviamo Fenrir, figlio del temibile dio Loki. Un grosso e mostruoso lupo con l’unico scopo di uccidere il dio Odino.

La cultura irlandese è ricca di creature e personaggi mitologici, a tratti perfino buffi. Ma non si scherza con La Morrigan!

La Morrigan era una dea della guerra e del conflitto, un essere mutaforma che si trasformava in un rozzo lupo grigio-rosso per eliminare i nemici.

xoloitzcuintle o cane nudo messicano

L’ultimo grande protagonista in tema di divinità e cani è Xolotl, un’antichissimo dio degli Aztechi e dei Toltechi.

Xolotl era il dio dei lampi e del fuoco e, come Anubi, aveva il compito di guidare i morti nel viaggio verso Mictlan ovvero gli inferi secondo la mitologia azteca.

Anche la sua raffigurazione era molto simile a quella di Anubi, un uomo con la testa di cane ma con le orecchie spezzate.

Una piccola curiosità: secondo una leggenda il dio Xolotl avrebbe creato dalla stessa costola da cui nacque l’uomo lo Xoloitzcuintle, il Cane Nudo Messicano.

Non è un caso che i messicani considerino questi cani proprio come delle divinità, attribuendogli dei poteri “magici” e trattandoli con un rispetto inestimabile.

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