I cani possono vivere dopo un ictus?

I cani possono vivere dopo un ictus, hanno una capacità di recupero maggiore rispetto all'uomo. La tempestività del trattamento è cruciale. Tutti i dettagli

I cani possono vivere dopo un ictus, anche se i fattori di rischio non sono gli stessi dei loro compagni di avventura bipedi. La maggior parte, infatti, può recuperare completamente.

cane carlino

Fondamentale però è individuare i sintomi in maniera tempestiva per evitare che le conseguenze siano irreparabili. L’intervento del veterinario il prima possibile, infatti, fa la differenza.

I sintomi

cane debole

I cani possono vivere dopo un ictus, ma è bene sapere quali siano i sintomi più comuni per intervenire velocemente e ridurre al minimo le conseguenze dell’attacco. Si verifica quando l’apporto di sangue non è regolare, insufficiente o eccessivo. La maggior parte dei segnali riconducibili all’ictus sono reversibili; ma l’eventualità di un danno permanente non è da escludere. In questi casi ci si trova a dover affrontare paralisi parziali, lesioni cerebrali e altro ancora. Quindi attenzione a:

Può essere difficile individuare un attacco, perché non tutti gli esemplari presentano gli stessi segnali. Gli episodi, poi, possono durare pochi minuti, qualche ora o giorni: le conseguenze variano anche in base al fattore tempo. Se Fido si riprende in meno di 24 ore, viene considerato transitorio e generalmente non lascia segni.

Le cause

cani king charles cavalier spaniel

Esistono diverse malattie che possono provocare un ictus: pressione alta, morbo di Cushing, malattie cardiache, diabete, disturbi emorragici, ipotiroidismo, tumori e farmaci come gli steroidi. Non c’è una predisposizione, ma ci sono razze più soggette alle patologie correlate appena elencate.

Il king charles cavalier spaniel, per esempio, soffre di disturbi al cuore. Se Fido riceve assistenza immediatamente è altamente probabile che non riporterà danni irreversibili.

La diagnosi

I cani possono vivere dopo un ictus senza conseguenze, se sono fortunati. Esistono alcune strumentazioni, come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, che dimostrano l’eventuale presenza di un attacco recente.

I cani possono avere un attacco ischemico o emorragico: nel primo caso l’apporto di sangue è insufficiente, nel secondo è eccessivo. La risonanza e la tac ne indicano anche la tipologia. Si tratta quindi di un’informazione fondamentale per stabilire il trattamento adeguato.

La cura

carezze al cane

La terapia più indicata (e somministrata tempestivamente) è decisiva per evitare conseguenze irreversibili, comunque rare. A volte è difficile da sostenere, sia per i bipedi che per i quadrupedi, visti i danni cerebrali correlati. Alcuni esemplari avranno bisogno di cure di supporto, corticosteroidi e fisioterapie per recuperare la funzionalità completa.

L’obiettivo è ridurre il gonfiore, la pressione cerebrale e comunque ristabilire la normale circolazione sanguigna. Verranno prescritti anche dei farmaci per prevenire altri attacchi. Una volta scomparsi i sintomi, il veterinario valuterà l’eventualità di una terapia con agopuntura o antiossidanti.

Se il recupero avviene nei giorni successivi all’attacco, la possibilità di guarire completamente è concreta. I nostri amici a quattro zampe hanno certamente una capicità di ripresa nettamente maggiore rispetto a quella umana. Non si tratta di una condanna a morte e non significa che i danni debbano essere permanenti. Il trattamento precoce fa la differenza, così come la terapia successiva: sapere riconoscere i sintomi allora è fondamentale.

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